Il primo punto programmatico, dei dieci annunciati, della lista Siamo Europei (che ha come leader Carlo Calenda è più che esaustivo nel qualificare l’intero programma.
Dice: «La lista Siamo Europei ha come obiettivo prioritario che l’UE continui a sostenere l’Ucraina e assicuri a Kiev i mezzi per contrastare l’aggressione russa e riconquistare le parti del suo territorio ancora sotto il controllo di Putin. I partecipanti alla lista, se eletti, si impegnano a votare coerentemente con quanto espresso sopra. La difesa dell’Ucraina deve essere il primo passo verso una politica estera europea più strutturata ed efficace al fine di favorire processi di sviluppo, cooperazione e stabilità nelle diverse aree di crisi, in particolare nei Balcani, in Medio Oriente e nel continente africano. In questo contesto, il contrasto all’integralismo islamico e l’isolamento internazionale degli Stati che ne sono promotori e fiancheggiatori, deve essere una fondamentale linea di politica estera dell’Unione europea».
Chi sostiene questa lista, di fatto, è favorevole a sostenere la guerra in Ucraina fino «a riconquistare le parti del suo territorio ancora sotto il controllo di Putin».
Non ci sono equivoci: “Siamo Europei” vede in Putin il nemico da sconfiggere.
Il secondo punto programmatico ribadisce il concetto: «Siamo favorevoli all’istituzione di un’unione della difesa e di forze armate europee capace di contenere la minaccia russa e dare consistenza alla politica estera dell’Unione». Per chi non avesse assimilato l’idea che la Russia è l’antagonista dell’Europa, anche al terzo punto, dove si chiede venga eliminato il voto all’unanimità nell’ambito del Consiglio, Calenda ripete l’assioma: «Tale voto è oggi utilizzato come mezzo di ricatto dei singoli Stati membri anche sui temi più delicati e urgenti, come ad esempio il sostegno all’Ucraina, producendo insoddisfacenti compromessi al ribasso».
Spiace chiudere qui il commento all’articolato programma di Siamo Europei. Il motivo è semplice: siamo contrari ad una proposta politica che già nell’incipit inneggia ad una guerra voluta dal deep state statunitense per non perdere il proprio potere.
Il diritto internazionale non può essere invocato e imposto unilateralmente.